Scrittura: l’invenzione che dalla Mesopotamia cambiò il mondo

Di Vincenzo Marsilia

La scrittura, benché ci sembri una cosa del tutto naturale, ha richiesto un tempo lunghissimo perché noi potessimo disporne e alcune innovazioni geniali, di cui mai conosceremo l’autore, ne hanno accelerato l’evoluzione. Una sua prima definizione, all’incirca 4000 anni fa, la troviamo nei primi imperi stabiliti nella cosiddetta “mezzaluna fertile”, quel territorio dove l’agricoltura era progredita e organizzata, cioè l’Egitto dei Faraoni e la Mesopotamia.


In Egitto la scrittura cosiddetta geroglifica la troviamo nelle iscrizioni monumentali, o dipinta su papiro. In Mesopotamia il cuneiforme, impiegato da Sumeri, Assiri, Babilonesi, si imprimeva su tavolette di argilla tenera con una cannuccia sagomata a cuneo. Queste scritture, decifrate nell’800 da geniali studiosi, ci consentono di conoscere non solo i tributi incassati dall’erario, le leggi e le formule di culto, ma anche veri e propri testi
letterari e poetici. E tuttavia c’era un però…

Mesopotamia


Sia il geroglifico che il cuneiforme avevano un repertorio enorme di segni necessari per scrivere un testo, più di 700 (!) Solo alcune persone, gli scribi, erano in grado di servirsene: occorrevano anni di faticoso addestramento per imparare tutti quei segni e poi utilizzarli per scrivere. La svolta avvenne intorno al 1000 a.C. in una zona del Mediterraneo orientale, probabilmente per opera dei Fenici, un popolo di commercianti e navigatori: gente pratica che aveva bisogno di comunicare in modo agevole e veloce. Il loro alfabeto (questa la grande, fondamentale scoperta) comprendeva solo 24 segni e tutti, volendo, potevano apprenderlo e servirsene.

Il libro dei morti, un testo rituale egizio, scritto in carattere geroglifico su una striscia di papiro

Rivoluzione Alfabeto

L’arrivo dell’alfabeto, uno strumento rivoluzionario, cambierà in modo decisivo lo scambio di informazioni oltre che la redazione di documenti e testi, anche letterari. I poemi omerici, una perla della cultura universale, tramandati a memoria, forse per secoli, da generazioni di aedi (i cantori che li recitavano accompagnandosi con la cetra) vengono finalmente scritti intorno al 550 a.C. Anche resoconti, leggi, cronache, opere teatrali e storiche vengono fissati stabilmente su fogli di papiro per iniziare il lungo viaggio nel tempo che li recherà fino a noi.


Certo la scrittura alfabetica non si diffonde in modo veloce: occorreranno alcuni secoli perché venga adottata dalle popolazioni greche (intanto guadagnerà le vocali). Passerà poi agli Etruschi e da questi, quasi certamente, ai Romani. Nel 1°secolo a.C. l’alfabeto di Roma comprende le lettere
che usiamo ancora oggi, almeno quelle maiuscole. Infatti la “scrittura ufficiale” romana, quella che troviamo nelle iscrizioni, è fatta tutta di maiuscole (è quindi “capitale”) e, costruita secondo una chiara geometria, è anche “quadrata”.

La capitale quadrata, o lapidaria è quella troviamo sul fronte del Pantheon, alla base della Colonna Traiana, incisa su marmo o pietra: è la nostra scrittura e quella di alcuni miliardi di persone nel mondo. Certo le lingue di popoli e nazioni sono diverse, ma le lettere maiuscole dell’alfabeto sono ancora quelle, da più di 2000 anni. Un’eredità di Roma antica che non tutti sanno di aver ricevuto.

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