Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del Pci Eboli, indirizzata al sindaco di Eboli, Mario Conte.
Signor Sindaco,
Le scriviamo questa lettera perché va molto di moda, sembra essere l’unico modo di comunicare. E’ strano che, in un’epoca dove la comunicazione ha raggiunto livelli elevati di velocità, di diffusione e di sicurezza di ricezione, i suoi gruppi di maggioranza usino un metodo in disuso da molto tempo.
Ci conceda una disgressione: non sarebbe il caso di dotare ogni consigliere comunale di una pec?
Tornando alla presente, scrivono a tutti eccetto che a Lei. Men che meno, ovviamente, agli assessori di riferimento e agli altri gruppi consiliari che compongono la maggioranza.
La inviano alla stampa e a tutti i canali social esistenti sul territorio.
L’anima del commercio è la pubblicità.
Sì, Signor Sindaco, vendere è la loro missione principale. Vendono il nulla, e Lei lo sa e ne è consapevole, ma è pur sempre vendere.
Per qualcuno dei suoi consiglieri di maggioranza, essere Consigliere Comunale è una maniera di attendere e non di pensare. Quando qualcuno di essi fa e pensa si convince che nessuno, all’infuori di lui, lo avrebbe attuato e pensato.
Riescono a ridurre ogni questione a una formula, a una frase.
La più utilizzata è “per il bene della città”.
Diversi cittadini sono convinti, noi ne siamo testimoni, che Lei sia un buon Sindaco circondato da qualche cattivo consigliere, e non solo.
Qualche altro aggiunge che Lei lavora 18 ore al giorno e che dovremmo lasciarLa lavorare.
Potremmo mai, noi del PCI, assenti da ogni istituzione, creare problemi e ostacoli tali da non farLe svolgere il suo lavoro, per cui si è candidato ed è stato eletto?
Potremmo essere noi la causa della mancata risoluzione di nessuno dei tanti problemi di questa città?
Noi pensiamo che chi non La lascia lavorare, inutile elencarne i momenti e le occasioni, Lei li conosce bene e sa che siedono tra i banchi della sua maggioranza e non solo lì.
Dipende solo e tutto da Lei, che, a scanso di ogni equivoco, è il primo responsabile di questa situazione.
Dopo due anni e mezzo di amministrazione nessuno di voi ha più scusanti o giustificazioni a cui appellarsi.
Altro che formule o frasi, la città aspetta fatti.
Infine, noi il 1° maggio saremo in Piazza della Repubblica per discutere di lavoro. Sarà, come è nostro costume, una manifestazione in cui daremo voce agli altri. Ci farebbe piacere se Lei intervenisse, limitatamente alle questioni del lavoro.
La ringraziamo per l’attenzione che ci presterà e Le rinnoviamo l’invito appena rivoltoLe.