Giornata mondiale della Terra: un pensiero per la Signora più bella

Di Vincenzo Marsilia

L’icona di Google ci rammenta che il 22 aprile siamo alla Giornata della Terra, una ricorrenza che si celebra dal 1970 e che ci ricorda di essere TUTTI cittadini del terzo pianeta del sistema solare. Nel ’70 era ancora recente l’emozione nel vedere, per la prima volta nella storia umana, la nostra patria comune tutta intera. La vigilia di Natale del fatidico 1968, nella celebre foto scattata dalla navicella spaziale Apollo 8, la Terra ci apparve come una sfera azzurrina, lievemente luminosa e intessuta dai filamenti delle nubi: la nostra bellissima Terra, l’unica che abbiamo per viverci.

Ora, qualche decennio più tardi, con accenti sempre più minacciosi, risuona un autentico allarme per le sorti delle vecchia Terra: L’equilibrio ambientale, dato da un complesso insieme di fattori e delicatissimo nelle sue interazioni, rischia di alterarsi gravemente, forse in modo irreversibile. La causa la conosciamo bene e sta sotto i nostri occhi anche se tanti proprio non riescono a vederla e ad osservarne l’evidenza: E’ la nostra voglia, la nostra fame inarrestabile di risorse per produrre, produrre e ancora produrre. E dove sono queste risorse, di ogni possibile tipo, se non dentro l’unico
mondo che conosciamo, e che abitiamo?


E quindi la conclusione è inevitabile: Non ci sarà salvezza senza cambiare del tutto il nostro stile di vita, forsennato e balordo. Tanti giovani lo hanno già compreso, il vecchio Papa ce lo ricorda ad ogni occasione, l’altro Francesco ce lo aveva già detto tanto tempo fa: “Laudato sì, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa…” (Cantico delle creature – 1224 circa)

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