Fantapagelle 2024: sindaco, presidente e giunta

Mario Conte, voto 4.5. Mario Conte, come sindaco, è un po’ come un elegante professore universitario che si trova a dover gestire la cucina di un fast-food: impeccabile nell’esporre la teoria dei carboidrati complessi o nell’elogiare la filiera del km zero, ma incapace di capire che le patatine stanno bruciando e la coda al drive-thru si sta allungando fino alla tangenziale. Certo, nessuno può mettere in discussione la rettitudine morale e l’integrità personale di Mario Conte. Un gentiluomo d’altri tempi, rispettato per la sua cultura e la sua serietà. Potremmo tranquillamente affidargli la chiave di casa sapendo che non solo non toccherebbe nulla, ma probabilmente ci rimetterebbe a posto il disordine, ma la città ha bisogno di un capitano che stia al timone, non di un passeggero d’élite che si stupisce di ogni tempesta. Pur volendo soprassedere sulla dichiarazione fatta in conferenza stampa circa «l’aumento degli affari degli esercenti da quando il mercato è stato spostato al Palasele», ci rimane un dubbio sul seguito della battaglia vinta per l’ospedale di Eboli: ora si comincerà a lavorare per l’ospedale unico della Valle del Sele, seguendo il suo programma elettorale, oppure le stelle staranno ancora a guardare?

Gianmaria Sgritta

Gianmaria Sgritta, voto 4. Bisogna riconoscerglielo: ce la sta mettendo tutta. Da outsider a detentore di una delle deleghe più delicate, ha affrontato un percorso impegnativo, imparando a decifrare le relazioni sul bilancio, almeno nella lettura di esse. La scena del consiglio comunale del 27 dicembre, con i suoi stessi consiglieri che si alzano e fanno saltare la seduta, lo ritrae come un pesce fuor d’acqua. È ancora l’espressione del movimento “Eboli Domani”? Oppure si è spostato sotto l’ala protettiva del sindaco Conte? Lo dovrebbe dire almeno ai suoi elettori che forse lo hanno lasciato mentre flirtava con la Lega. Coerenza e chiarezza servono più a lui che a noi.

Vincenzo Consalvo

Vincenzo Consalvo, voto 5.5. Se dovessimo giudicare Consalvo solo e squisitamente per la gestione della sua delega, il risultato non sarebbe brillante. Decisioni? Poche. Iniziative? Rarissime. Visione? Offuscata. Insomma, un po’ come un pilota che, pur non sapendo guidare, si ostina a restare saldo al volante sperando che l’auto vada da sola nella direzione giusta. Per tenacia e resilienza, invece, Consalvo potrebbe avere un 10 pieno. Lo volevano fuori già sei mesi dopo la sua nomina, ma lui, con una forza d’animo che nemmeno un lottatore di sumo, si è aggrappato al palo maestro della nave e non si è staccato. Qualsiasi burrasca lo abbia colpito, è rimasto lì, saldo, intoccabile, con la stessa determinazione di chi legge Vita con Lyoid nel bel mezzo di una tempesta. Speriamo che nel 2025 prenda anche lui carta e penna e cominci a mandare avanti la trama e, se son titoli di coda, ce ne faremo una ragione.

Nadia la Brocca

Nadia La Brocca, voto 5. Il suo cavallo di battaglia sono i bidoni interrati. Tuttavia, la sua assenza è evidente. Ad esempio, quando tutto il quartiere del Rione della Pace, lei dichiarò di non saperne niente che, per un’assessore all’ambiente, non è proprio il massimo. Chissà se ha saputo che le toccherà coordinare e vigilare sul patrimonio arboreo della città messo alla gogna a causa di una pericolosità di cui gli alberi non sono responsabili ma semmai la pessima manutenzione qualora ci sia mai stata. Insomma, manca la scintilla, quella capacità di farsi portavoce di una visione ambientale che guardi oltre la mera raccolta differenziata. Non ci piace questa visione limitata a una gestione ordinaria dell’ambiente, senza alcun slancio verso progetti ambiziosi o innovativi.

katia Cennamo

Katia Cennamo, voto 4. Quando si ricopre un ruolo pubblico, rispondere ai giornalisti è parte integrante del lavoro. E’ un dovere. Ma Katia Cennamo sembra aver scelto una strategia opposta: il silenzio. Non parla, non spiega, non si confronta. Ad alzare il voto da 3 a 4 è stata una questione di stile. apprezziamo infatti gli outfit impeccabili, sfoggiati per rappresentare l’amministrazione. Su questo potrebbe fare scuola a molti.

Lucilla Polito

Lucilla Polito, voto 4.5. Quando venne nominata assessore alla cultura, le aspettative erano alte. Si sperava in un’innovazione concreta, ma il risultato è stato più un déjà vu che una rivoluzione. Il progetto Eboli Cult, ad esempio, progettato nei minimi dettagli dall’assessore Marisei con altre deleghe di competenza, è stato presentato come una grande idea, ma basta una veloce ricerca su Google per scoprire che l’ispirazione geniale è stata ampiamente “adottata” (copiata pare brutto) da altre città. Uno dei compiti principali di un assessore alla cultura è creare un tessuto collaborativo tra le realtà associative del territorio, ma il bersaglio è stato clamorosamente mancato. La consulta della cultura, nata come strumento prezioso per costruire un dialogo tra istituzioni e associazioni, è stata praticamente annullata nel giro di niente. Un’occasione persa per la città. Ps. Maggio dei libri e Eboli città che legge esistevano ben prima di questa amministrazione. Giusto che sia chiaro.

Antonio Corsetto

Antonio Corsetto, voto 3 . Il famoso progetto del nonno vigile, pensato con il supporto del consigliere Lavorgna, è naufragato prima ancora di salpare. Sulla sicurezza abbiamo solo le notizie dei “viaggi della speranza” del Sindaco verso la Prefettura di Salerno. Per quanto riguarda il sistema di videosorveglianza cittadina, le uniche telecamere che sembrano funzionare sono quelle del suo smartphone.


Cosimo Brenga, voto 3. nell’ultimo anno ha mostrato qualche progresso nella gestione del Consiglio Comunale, ma il suo ruolo dovrebbe essere quello di una figura super partes, capace di garantire equilibrio e imparzialità. Purtroppo, sembra aver dimenticato questa prerogativa fondamentale negli ultimi giorni, scendendo platealmente nell’agone politico. Apporre la propria firma su un documento che chiede le dimissioni del gruppo Eboli Domani, infatti, è stato un grave errore di ruolo e di prospettiva. Il Presidente del Consiglio Comunale non è un capogruppo, né un consigliere qualsiasi: è una figura di garanzia per tutti.

Salvatore Marisei

Salvatore Marisei, voto 4. Dopo due anni di letargo, Salvatore Marisei può mettere le braccia dietro la schiena e osservare i cantieri aperti. Il Rione della Pace è stato riqualificato, ma il risultato lascia perplessi. Marciapiedi larghissimi – così larghi da sembrare più adatti a piste da ballo per roditori che a pedoni – e una viabilità che pare un puzzle irrisolvibile. Passare due auto contemporaneamente è un’impresa degna di un premio alla pazienza. Un’altra impresa da annoverare dell’assessorato è la ricostruzione di una nuova scuola su un terreno ipotecato della Eboli patrimonio. Ma tutti a battere le mani, altrimenti va in collera e comincia a minacciare, a mezzo facebook, di farci leggere per intero documenti e determine dell’albo pretorio. Non sia mai. La sua intelligenza sopraffina è stata messa al servizio pure di Lucilla Polito, che evidentemente ha preferito avvalersi del suo apporto piuttosto che gestire da sola il vuoto creativo. La tendostruttura in piazza è indimenticabile espressione di una cultura di nicchia in cui i bambini con pallone non sono i benvenuti. Marisei non è un uomo di squadra. Le sue relazioni con colleghi e consiglieri sembrano tese, al punto che il rischio di vedere una sua uscita di scena non appare del tutto improbabile. Non più. La sua aura da “so-tutto-io” lo rende simile a quel cuoco che, insoddisfatto della propria cucina, decide di andare a mescolare le pentole altrui. Il risultato? Nessuno è contento del gusto finale, ma lui è convinto di aver fatto un capolavoro. Buon appetito ai commensali.

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