Mario Conte, voto 5. Celestino V, primo Pontefice della storia ad abdicare, si è contraddistinto per la sua semplicità, per l’animo gentile, e soprattutto perché fu il «primo Papa a credere in Dio». Questo affermò Ignazio Silone quando seppe che Celestino V, nato Pietro Angelerio, sarebbe diventato Papa. Di animo mite, amante della sua terra e delle cose semplici, per recarsi a San Pietro per ricevere l’investitura, preferì affrontare il viaggio in groppa ad un asino piuttosto che ad un cavallo. Il povero Cristiano, parafrasando un capolavoro della letteratura a firma di Ignazio Silone, non aveva la minima idea di cosa gli sarebbe aspettato nella corte del Vaticano. Alla fine, infatti, non potendo sfuggire in alcun modo alle grinfie di Bonifacio VIII, decise di lasciare il papato. Neanche questo bastò. Mario Conte in qualche modo ricorda la storia. Diplomatico, gentile, una persona perbene. Certamente non si aspettava di dove condividere progetti e percorsi con tanti di coloro che siedono sugli scranni del consiglio. La maggioranza, a sentire i consiglieri, si regge sulla base della fiducia nel primo cittadino eppure, nessuno risponde al suo indirizzo. Ultimo tra gli esempi la batosta di Alfano alle provinciali. Un primo cittadino vittima dei consiglieri, della stampa, del pd, delle cose calate dall’alto e delle congiunzioni astrali farà di lui un povero cristiano, sì, ma difficilmente potrà avviare la carriera da Santo. Insomma, va bene porgere l’altra guancia, ma poi?
Gianmaria Sgritta, voto 4.5. Per i fans di Star Wars il vicesindaco ricorda Darth Sidious, il villain dei primi tre episodi della saga di Lucas. Ha tessuto pian piano, con strisciante arguzia e cinica pazienza, una rete di rapporti che di fatto hanno messo in crisi la prima giunta Conte. Ha imposto una verifica senza contenuti ottenendo quello che voleva: la distruzione della Città del Sele, la poltrona di vice sindaco e una virata a destra, repentina quanto inaspettata, per gli elettori che hanno votato una coalizione civica sì, ma di centrosinistra. Schivo e sornione in aula consiliare, trova gli accordi giusti a tavola, tra un piatto di zitoni e una mozzarella di bufala dop. Sul bilancio mantiene la promessa: il nuovo previsionale (2024 -2026) verrà approvato entro gennaio. Come dentista non ha eguali.
Vincenzo Consalvo, voto 5. Strappatogli il trono di vicesindaco, promette e minaccia una guerra silenziosa e sotterranea contro coloro che hanno ordito e permesso la congiura. Consalvo è un politico navigato: ha preso le giuste distanze dai traditori e si guarda intorno, ad ampio raggio, uscendo dai paletti che delimitano il terreno tra la maggioranza e l’opposizione. Con gli eventi non ne imbrocca una. I flop di Natale entreranno nella storia. L’unica consolazione è che anche in molti comuni limitrofi le piazze non si sono riempite facilmente. I tempi cambiano e le proposte di intrattenimento devono adeguarsi al nuovo che avanza, con una programmazione concreta e più giovane fatta insieme ai giovani … no, Balestrieri non è tra questi. Insomma, pure a Carlo Levi, Matteo Ripa e Umberto Nobile serve una vacanza.
Nadia La Brocca, voto 5. Sottotono. Lo scorso anno era riuscita a convincere salendo sullo scalino più alto del podio della giunta Conte, ma il 2023 non deve esserle stato politicamente favorevole. Colpa di congiunzioni astrali avverse? Qualche mal di pancia di troppo nel suo gruppo consiliare? Non è dato sapere. La certezza rimane la passione per l’ambiente e per la tutela degli animali, anche se il Sad fatica a decollare e ci si aspettava un maggiore impegno sulle comunità energetiche. Nel secondo semestre dell’anno è apparsa silenziosa e distaccata. Un peccato. Si confida in stelle più propizie nel 2024.
Katia Cennamo, voto 4. Prima di diventare duchessa di Sussex l’attrice americana Meghan Markle sognava un posto al Palazzo Reale. La storia è nota e soprattutto il suo finale. Un pesce fuor d’acqua imprigionato in una boccia che, seppur di cristallo, rimane sempre una boccia. Così appare l’assessore Katia Cennamo nella Casa Comunale. A lei, per consentire il cambio di passo del gruppo Eboli Domani, sono stati affidati tre assessorati fondamentali: Istruzione, Piano di Zona e Servizi Sociali. Risultato? La mensa scolastica parte in ritardo, con molto clamore. Un pasticcio da mani nei capelli sul bando per l’infanzia, tra un fritto e un doppio cheeseburger, musi lunghi e capricci se non compare su una locandina. Per fortuna ha due angeli custodi: Guercio e Nuzzolo vegliano sul piano di zona e sui servizi sociali dell’azienda Assi.
Lucilla Polito, voto 6. Ha trovato il suo metodo: un colpo al cerchio e uno alla botte e va. La lunga gavetta da delegata alla cultura ha fatto di lei un discreto assessore. Buona risposta dei cittadini alle iniziative su Il maggio dei libri e sulle iniziative di stampo sportivo. La consulta della cultura, invece, un vero inciampo, da cui siamo certi sarà capace di imparare: un politico è sempre in campagna elettorale, anche se si vota per l’elezione di un rappresentante di un ruolo privo di ogni significato. Si consiglia una programmazione più efficace e l’utilizzo di un foglio A4 e una penna per realizzare calendari senza accavallare eventi. Comunicazione da migliorare ASSOLUTAMENTE!
Antonio Corsetto, voto 4.5. Delle videocamere di sorveglianza nessuno c’ha capito niente, nemmeno lui. A parte qualche blitz a favore di telecamera, programmato dalla Prefettura, e qualche assunzione nel corpo dei vigili urbani, più utile a redigere spot elettorali che a cambiare in maniera sostanziale le cose, poca roba. Insomma, furti e rapine continuano, con la stessa frequenza dei botti che vengono sparati nel cielo ebolitano a qualsiasi ora della notte, non solo a Capodanno. Riescono a farla franca più facilmente borseggiatori, accoltellatori, bande di ragazzacci che si divertono a squartare le gomme delle auto parcheggiate, che coloro che si fumano una canna in santa pace, nella penombra offerta dalla fioca illuminazione pubblica. Per fortuna arriva il nonno vigile. La città nel 2024 sarà in mani sicure. Si sorvola volutamente sulla manutenzione: il buon Mandia fa quello che può.
Cosimo Brenga, voto 4.5. Ricordate il buon Paolo Villaggio nel celebre film “Io speriamo che me la cavo?”. Certamente, sì. Il professor Sperelli, traferito dal Nord a Corzano, città d’invenzione, nell’hinterland partenopeo, con gentilezza e buona educazione ha tentato con ogni mezzo di farsi rispettare da una banda di scalmanati, completamente indisciplinati, avvezzi alla logica della strada. La svolta si ha quando un giorno entra in classe Raffaele, un bambino con l’aspetto da malavitoso, che aggredisce verbalmente il maestro, il quale a sua volta reagisce tirandogli uno schiaffo in pieno viso. Il gesto gli porta il rispetto degli alunni. Ecco, signor Presidente del Consiglio, seppur su banco, uno schiaffo va dato. La gentilezza e la buona educazione non sono decodificabili da tutti.
Salvatore Marisei, voto 4.5. Anche il 2023 è stato l’anno del «faremo meglio l’anno prossimo». I cantieri non sono partiti, eccezion fatta per la casa cantoniera e lo sblocco dei lavori in Piazza Regione Campania. Per inizio anno dovrebbero essere consegnati gli alloggi, chiavi in mano. Partiranno i lavori di riqualificazione del rione Paterno, ma il mercato verrà delocalizzato al Palasele. Ok l’accordo con Terna, ma dei progetti ancora non v’è traccia. L’assessore all’urbanistica vuole pure trasformare il C20 in un polo di creatività con spazi per il tempo libero e lo sport. Peccato che la struttura appartenga di fatto al Montepaschi di Siena. Ma lui è un sognatore. Per Grataglie l’unica speranza pare sia un mutuo, in alternativa, i residenti potranno sognare una tre corsie. Flop totale sull’urban center, ma non per colpa sua: il guaio sono i cinici e i malpensanti che non capiscono niente. Poveracci. L’assessore promette di trasformare, nel 2024, la città in un maxi cantiere a cielo aperto: una gioia per gli anziani che almeno sapranno dove andare.
Pasquale Ruocco, voto 5.5 S’è incartato. Non c’è niente da fare. Partito bene nel primo anno di amministrazione, ha messo i piedi su un terreno assai insidioso, quello del «cambio di passo» ed è stato inghiottito dalle sabbie mobili. Inesperienza, certamente. Ha pagato e chiesto scusa, ma ha anche saputo sfruttare bene l’occasione delle deleghe: allo sport e alle pari opportunità per risalire la china. Ha stoffa, educazione, gentilezza e garbo. La cantonata può essere un’ottima occasione per imparare a camminare con gli occhi aperti.
Vito Maratea, voto 5. La storia dei rubinetti ha sporcato quanto di buono ha fatto nell’ultimo anno. Un peccato. Che non abbia studiato ad Oxford è chiaro a tutti, ma la concretezza e la praticità nel centrare gli obiettivi come delegato alle politiche giovanili e alle politiche dell’integrazione sono innegabili. Il buon Maratea ha bisogno di crescere e maturare, ma soprattutto di capire quando è il momento di tacere e frenare gli istinti ancestrali. Tenta di mettere in piedi strategie politiche ma molto spesso gli si ritorcono contro. Giudizio e moderazione dovranno essere le sue parole d’ordine nel prossimo anno. Grande impegno su Santa Cecilia e sulla fascia costiera. Eboli centro è guardata a vista dai monumentali leoni. Di sovente, per battere chi è più forte, serve che la testa sia ben attaccata al collo.