Adolfo Lavorgna, voto 5. Vulcanico e istrionico. I suoi interventi in consiglio comunale sono tutto e il contrario di tutto. Con superficiale disinvoltura attacca in consiglio il suo sindaco, i suoi assessori e minaccia di asfaltare le opposizioni. Sicuramente il più esperto della compagnia, ma in questi due anni è parso appesantito e arrugginito. Si consiglia un viaggio alla ricerca della stoffa del leader. Si può fare sicuramente di più.
Walter Gaeta, senza voto. Ingiudicabile. Fa numero in consiglio comunale, non di più, nonostante sia stato il più votato della Città del Sele. Mai un intervento. È stato uno dei fautori, con il gruppo Eboli Domani, del rimpasto della prima giunta Conte. Quando poi si è reso conto che i ricchi premi e i cotillon era in palio per molti ma non per lui, ha lasciato la brigata per dichiararsi indipendente.
Antonio Alfano, voto 3. Una sciagura. Sempre con la testa tra le nuvole, arriva sempre in ritardo su tutto. In perfetto trend con l’amministrazione. In consiglio comunale interviene spesso ma nessuno poi capisce quello che vuole dire. Memorabile è quando in occasione della votazione della delibera sulle tariffe tari disse che non aveva capito niente del suo contenuto. Alla presentazione della giunta Conte in consiglio comunale disse che nella verifica era prevalsa la politica nonostante il suo gruppo, la Città del Sele, venisse completamente ridimensionato. E’ stato bocciato alle ultime elezioni provinciali raccogliendo solo cinque voti, nonostante le promesse di voto da parte degli altri consiglieri.
Camilla Di Candia, senza voto. Al di là delle giustificazioni mediche, contestabili o no, è giunto il momento di capire cosa vuole fare da grande. Glielo auguriamo per questo 2024.
Cesare Moscariello, voto 4.5. Nessun intervento in consiglio comunale. Voleva la delega agli eventi, ma gli è stata negata. Probabilmente è meglio così, vista la mole di impegno profuso nell’unico evento veramente riuscito in due anni. Simpatico e disponibile. Per diventare un politico serve di più, molto di più.
Marianna Villecco, voto 7. Il silenzio mantenuto per un anno e mezzo ha lasciato spazio ad una consigliera diversa e ci piace. Dopo la verifica della Giunta ha ritrovato entusiasmo ed è lei il vero assessore al bilancio. Ha sicuramente capacità, presenza, competenze e un discreto peso elettorale che la fanno uno dei migliori profili dell’amministrazione. Deve solo studiare di più il politichese, nell’accezione più nobile, e puntare su una comunicazione personale con i cittadini e con i suoi colleghi: faccio e pertanto esisto. Bene, consigliere Villecco, con un pizzico di coraggio in più il prossimo anno sarà ricco di sorprese.
Matteo Balestrieri, voto 5.5 E che ci tiene Balestrieri! Un paguro sornione, tutto rinchiuso in se stesso, che però, sotto sotto, qualche punto lo incassa e se lo mette in tasca. Presidente della terza commissione, main sponsor di Enrico Tortolani, eletto presidente della consulta della cultura di cui, però, nessuno ha capito l’utilità. Ma se dovesse servire, ce l’abbiamo. Muove i passi nel solco di Enzo Consalvo e non si sposta di un millimetro. Buon capogruppo, a detta dei suoi compagni di viaggio e noi ci fidiamo. Aspirare alla sufficienza piena non è un’impresa impossibile. Vorremmo vederlo più agguerrito, fuori dal guscio.
Cosimo Massa, voto 5. Molte energie per Santa Cecilia ma non bastano a sfondare il casello di frontiera al confine di Eboli centro. Bisogna stare sul pezzo e soprattutto evitare di pensare al proprio quartiere come l’unico recinto possibile. D’altra parte, se dopo il ponte di San Giovanni esistono altri mondi, pure dopo Femmena Morta c’è vita.
Sara Costantino, voto 5. Quest’anno ha messo la testa fuori dal sacco e ci piace. Ha recuperato terreno proponendo e ottenendo l’arrivo di un mercato a Sanata Cecilie, proprio mentre il quartiere Paterno lo perde. Agricoltura, attività produttive e tanto altro. Ci sono margini espansionistici, sarebbe davvero un peccato non lavorarci su per l’intera città.
Maria Rosaria Pierro, senza voto. Se fosse lei a dettare il passo sarebbe un adagio. Ancora non s’è sentita.
Alessia Palma, 4. Il suo ruolo in giunta le imponeva il silenzio, ma la situazione non è cambiata moltissimo da quando è entrata in consiglio. E’ giovane e avrebbe a disposizione tutta l’esperienza dei grandi del passato per cominciare a capire i rudimenti della politica, ma forse le serve ancora un po’ di tempo per maturare che andare in consiglio comunale non è proprio come andare ad un pranzo di gala. Coraggio, Alessia.