Quanti parlamentari si eleggono, come si vota, come funziona la legge elettorale?
Nel 2020 un referendum popolare ha confermato la legge con la quale il Parlamento ha modificato la Costituzione (Articoli 56, 57, 59) riducendo il numero dei Parlamentari. I membri della Camera dei Deputati passano da 630 a 400, quelli del Senato da 315 a 200. Per la prima volta quest’anno potranno votare per il Senato tutti i maggiorenni, perché è stata abrogata la norma che stabiliva il limite di 25 anni per eleggere i Senatori.
Come e quando si vota
L’appuntamento per il voto è fissato per la giornata di domenica 25 settembre. Gli elettori potranno recarsi al proprio seggio elettorale dalle ore 7 fino alle ore 23. Tutti gli elettori esprimeranno il voto su due schede: una di colore rosa per l’elezione della Camera ed una di colore giallo per l’elezione del Senato. I modelli delle schede sono identici.
Sulle schede sono presenti: a sinistra il nome del candidato nel collegio uninominale, il contrassegno della lista collegata o, nel caso di coalizione, i contrassegni di tutte le liste collegate; a destra i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale (da due a quattro). Sarà dunque sufficiente una croce sul simbolo del partito o della coalizione prescelti per esprimere il proprio voto.
Il voto è espresso tracciando un segno sul rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nomi dei candidati nel collegio plurinominale; in
questo modo il proprio voto è valido per l’elezione del candidato nel collegio uninominale e per la lista nel collegio plurinominale;
chi traccia la X solo sul nome del candidato non abbia paura, il proprio voto sarà associato alla lista collegata a quel candidato;
se l’elettore traccia un segno sul rettangolo contenente il nominativo del candidato del collegio uninominale e un segno sul sottostante rettangolo
contenente il contrassegno della lista ed i nominativi dei candidati, il voto è comunque valido a favore sia del candidato uninominale sia della lista;
se l’elettore traccia un segno sul contrassegno e un segno sui nominativi dei candidati nel collegio plurinominale della lista medesima, il voto è
considerato valido a favore sia della lista sia del candidato uninominale collegato;
se l’elettore traccia un segno sul rettangolo contenente il nominativo del candidato uninominale e un segno su un rettangolo contenente il
contrassegno di una lista cui il candidato non sia collegato, il voto è nullo, in quanto per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non è previsto il voto disgiunto.
Stringere coalizioni tra partiti offre più possibilità di ottenere un numero più alto di seggi.
Come funziona la legge elettorale
La legge elettorale viene detta Rosatellum, dal nome del senatore Ettore Rosato (PD) che ne è stato l’ideatore. La legge prevede un sistema elettorale misto, sia alla Camera che al Senato:
a) il 61 per cento dei seggi (244 alla Camera, 122 al Senato) verrà assegnato con il proporzionale, cioè in base alle percentuali di voti ottenute
da ciascun partito,
b) il restante 37 per cento (poiché il 2 per cento è riservato alla circoscrizione Estero) sarà invece scelto sulla base di un sistema maggioritario uninominale a turno unico.
a) I candidati che saranno eletti con il sistema proporzionale sono presentati in collegi plurinominali, nei quali a ciascun partito sono associati da due a quattro nomi. Si voterà la lista, ma non si potrà esprimere preferenze per un candidato. Sono proclamati eletti, per la parte proporzionale, i candidati della lista del collegio plurinominale secondo l’ordine di presentazione, nel limite dei seggi cui la lista abbia diritto.
I candidati alle elezioni politiche possono presentarsi per una sola Camera del Parlamento: o alla Camera dei deputati oppure al Senato. Possono candidarsi in un solo collegio uninominale e fino a 5 collegi plurinominali del proporzionale. Per il proporzionale (collegi plurinominali) il Rosatellum prevede diverse soglie di sbarramento: se non si passano queste percentuali, i voti vanno persi e non si entra in Parlamento.
Nel dettaglio
singoli partiti – soglia di sbarramento al 3% a livello nazionale (oppure, solo al Senato, al 20% in una singola regione);
coalizioni – soglia di sbarramento al 10% (se almeno una lista supera il 3%, non vengono conteggiate le liste che non raggiungono l’1%); se un
partito dentro una coalizione prende dall’1 al 2,99%, questi voti vengono ripartiti tra gli altri partiti della coalizione che hanno superato il 3%.
partiti di minoranze linguistiche – soglia di sbarramento al 20% nella Regione di riferimento.
b) Il peso politico della legge è spostato soprattutto sulla parte maggioritaria: 147 seggi su 400 alla Camera e 74 su 200 al Senato vengono assegnati nei collegi uninominali. È questo il meccanismo che spinge alle alleanze: più ampia è la coalizione, più possibilità c’è di vincere i seggi nei collegi uninominali.
La legge elettorale prevede che in caso di coalizione tutti i voti dati direttamente al candidato uninominale (ovvero facendo un segno direttamente sul suo nome) vengono divisi tra le liste sotto il nome del candidato, cioè si vota anche per i collegi plurinominali. A ciascuna lista sarà assegnato una percentuale del voto, sulla base dei voti complessivi ottenuti in quel collegio. Non in quote uguali però, bensì in proporzione ai voti presi dai partiti della coalizione in quel collegio. L’esempio numerico è il seguente. Nel collegio uninominale X 1000 elettori decidono di dare il proprio voto direttamente al candidato Y, e non ai partiti. Il candidato Y però è sostenuto da una coalizione di 4 liste: A, B, C, D.
Ipotizziamo che gli elettori che hanno scelto la coalizione in quel collegio X si siano divisi come segue: alla lista A è andato l’80% dei voti della coalizione, alla lista B il 12%, alla lista C il 6% e alla lista D il 2%. Quei mille voti andranno quindi divisi così: 800 alla lista A, 120 alla lista B, 60 alla lista C e 20 alla lista D. Ecco dove finirebbe il voto dato solo al candidato Y.
Le coalizioni
A sinistra si colloca la coalizione Unione Popolare, sostenuta da vari partiti e associazioni tra cui DeMa (De Magistris), Rifondazione Comunista (Maurizio Acerbo), ManifestA (Simona Suriano), Potere al Popolo (Marta Collot e Giuliano Granato). È guidata da Luigi De Magistris.
Per il centro-sinistra la coalizione è composta da Verdi (leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli), dal Partito democratico (Enrico Letta) e da +Europa (Emma Bonino), assieme a Impegno Civico (Luigi Di Maio).
Al centro si colloca una lista che comprende Azione (Carlo Calenda) e Italia Viva (Matteo Renzi).
Il centro-destra è rappresentato da una coalizione composta da Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni), Forza Italia (Silvio Berlusconi), Lega (Matteo Salvini).
Ci sono poi vari partiti e movimenti che si presentano non in coalizione. Tra questi troviamo il Movimento 5 stelle guidato dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Tutti i programmi dei partiti sono pubblicati su un sito ad hoc del ministero dell’Interno.