Eboli con i giovani iraniani nella lotta per la libertà

Si riunirà questa sera alle ore 19,30 presso il Convento dei frati Cappuccini il gruppo di cittadine e cittadini che si propone di sostenere i giovani iraniani che, nel loro Paese e all’estero, stanno lottando per la libertà. L’obiettivo è quello di costituire anche a Eboli, così come sta avvenendo nelle città d’Italia e d’Europa, un coordinamento che possa produrre proposte concrete che verranno sottoposte anche all’attenzione del Consiglio comunale.

Alcune proposte sono già state avanzate durante la prima riunione:  

  1. prendere contatto con i gruppi di studentesse e studenti iraniani presenti in Italia ed organizzati a sostegno dei loro connazionali in Iran, per chiedere loro quali possono essere le azioni più utili da parte nostra;
  2. chiedere che il Consiglio Comunale adotti una Delibera sul tema da inviare al Governo italiano;
  3. fare iniziative di sensibilizzazione a livello locale, in particolare nei confronti dei giovani;
  4. tenere incontri pubblici ed eventi per far conoscere ciò che accade in Iran ed Asghanistan;
  5. raccogliere firme a sostegno del Movimento “Donna Vita Libertà”.

Le dichiarazioni

«Non è più possibile restare in silenzio di fronte alle notizie che ci arrivano dall’Iran ormai da mesi. È diventata ogni giorno più intollerabile la violenza con cui il regime sta rispondendo alle manifestazioni delle giovani e dei giovani iraniani che chiedono libertà per le donne in particolare e libertà per tutti.

 Questi giovani così coraggiosi, lo stanno facendo senza usare armi, in maniera non-violenta, a costo della propria vita: sanno di rischiare l’arresto, la tortura, la condanna a morte. L’Iran è tra i Paesi firmatari della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 e bisogna pretenderne il rispetto, a partire dai diritti delle donne, che lì oggi rischiano la vita semplicemente perché fuoriesce dal velo qualche ciocca di capelli o dai calzini una parte del piede.

L’Italia e gli altri Stati europei stanno cominciando a prendere delle timide iniziative, ma noi chiediamo di fare molto di più: non è  un problema che riguarda solo loro e non possono essere lasciati soli! Pensiamo si debbano sostenere le proteste in altri Paesi in cui spesso vengono violati i diritti fondamentali della persona e negata costantemente la libertà individuale, primo fra tutti l’Afghanistan. Qui donne coraggiose prendono letteralmente a calci, per aprirle, le porte dell’università che i talebani hanno chiuso per loro lo scorso dicembre, espellendole anche dai luoghi di lavoro pubblici».

    

   

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