Consiglio Comunale: flash mob per la sala del commiato

Ieri sera, nell’aula consiliare del palazzo di città, si è riunito in assise il consiglio comunale per l’approvazione del bilancio. Le luci si sono spente a notte inoltrata, erano le due passate. Il risultato non è ancora stato portato a casa: il bilancio, infatti, è stato approvato senza riequilibrio. Probabilmente lunedì prossimo, si ritornerà in aula per il secondo round.

Nel bel mezzo della discussione, però, si è accesa la protesta di chi da oltre nove mesi sta chiedendo all’amministrazione di individuare un locale, di proprietà comunale, che possa trasformarsi in una sala di commiato. La protesta è stata pacifica, s’intende. Autori della protesta Anna Grimaldi e Adriano Naimoli che hanno parlato a nome dei firmatari della petizione di cui anche il sindaco Mario Conte è firmatario.

La protesta

«Ieri sera, come primi firmatari della petizione per l’istituzione di una Sala del Commiato pubblica per celebrare funerali laici in città (non una sala mortuaria al cimitero!) abbiamo protestato in Consiglio Comunale – scrivono Grimaldi e Naimoli -. Abbiamo portato 2 cartelli per ricordare al Sindaco che 9 mesi fa, quando era candidato sindaco, lui stesso ha firmato la nostra petizione insieme ad altri 429 cittadini ebolitani. È un atto di civiltà che non costa nulla nel bilancio comunale: basta solo fare un regolamento d’uso, in maniera non esclusiva, di una struttura già di proprietà del Comune. Non capiamo perché dopo 9 mesi questo diritto resta ancora negato!».

In effetti, si chiede ciò che in altre città d’Italia, anche piccole per estensione e numero di abitanti, esiste già: un ambiente pubblico, laico, dignitoso ed attrezzato per lo svolgimento di funerali laici, aperto a cerimonie di ogni appartenenza religiosa e non religiosa: un grande gesto di democrazia e rispetto.

«E’ la terza volta in 30 anni che diversi cittadini ebolitani provano a chiedere la stessa cosa: il diritto ad un dignitoso commiato laico, per chi muore da non credente, in uno spazio  equiparabile a quelli utilizzati per i funerali religiosi, riconoscendo pari dignità a tutti i cittadini. In passato ci hanno provato altre due volte, non credenti e credenti insieme, come oggi: il prof. Visconti, il preside Calderone, don Donato Paesano, il prof. Moscarelli e tanti altri. Circa la metà dei 430 firmatari della nostra petizione di oggi è cattolica e li ringraziamo di cuore;  loro hanno capito che, quando si riconosce un diritto ad una minoranza, non si toglie niente a nessuno, ma si aggiunge qualcosa che manca all’intera comunità: la pari dignità».

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