Di Maria Vita Della Monica
“A Carnevale ogni scherzo vale”, recita uno dei proverbi italiani più conosciuti e citati da grandi e piccini. Questo modo di dire, lo sappiamo tutti, trae origine da ciò che accadeva durante i primi festeggiamenti del Carnevale già in epoca remota. Fin dai Saturnali romani, infatti, i giorni del Carnevale erano giorni di totale concessione, di baldoria, di sovvertimento delle regole sociali e, proprio per questo, in quei giorni era lecito lasciarsi andare alla dissolutezza e fare scherzi di ogni sorta.
Va da sé che, da sempre, quando qualcuno è vittima di uno scherzo di Carnevale e se ne lamenta, la risposta che riceve e davanti alla quale ogni obiezione cade è solo una: “A Carnevale ogni scherzo vale!”. Nessuno se la prenda, dunque, nessuno si senta offeso, perché a Carnevale tutto è concesso, tutto si può, tutti possono fare scherzi a tutti.
Ma cosa succede quando ad essere vittima di uno scherzo di Carnevale è proprio… il Carnevale?
Succede quello che è accaduto ieri ad Eboli quando, in occasione dei festeggiamenti per la ricorrenza più pazza dell’anno, il simbolo del Carnevale cittadino è stato, di fatto, “dimenticato” da chi avrebbe, invece, dovuto tenerlo ben a mente. E, magari, renderlo memorabile.
Il riferimento è al Don Annibale, antica farsa carnevalesca del popolo ebolitano la cui rappresentazione, che pure era prevista dal programma della manifestazione organizzata dall’ Associazione Seleventum con il sostegno del Comune e con il coinvolgimento di diverse altre associazioni, non ha avuto luogo. O almeno non in piazza della Repubblica, dove il palco allestito per ospitare il momento conclusivo della sfilata dei carri allegorici, avrebbe dovuto ospitare anche la tradizionale messa in scena.
Come è potuto succedere? Come mai nei festeggiamenti per il Carnevale cittadino proprio la maschera che ne incarna lo spirito più autentico è stata relegata alla sola sfilata, senza potersi esprimere nella sua essenza?
Se lo sono chiesti in tanti.
A quanto pare, l’esibizione del gruppo dell’associazione Don Annibale, che interpreta la farsa tenendo viva la memoria di questa tradizione e che, ieri sera, era in piazza pronto per donare alla città la magia del Carnevale nostrano, non risultava essere in scaletta.
Proprio così. Non ci si crede ma, stando a quanto raccontano i protagonisti di questa vicenda, tant’ è.
D’altra parte, se così non fosse, quando ieri sera gli attori e i musicisti della farsa hanno lasciato piazza della Repubblica senza esibirsi, dopo aver tentato invano di capire quando sarebbe toccato a loro salire sul palco, qualcuno dell’organizzazione gli avrebbe almeno chiesto la ragione di questa improvvisa “ritirata”. E invece no: la festa è proseguita al ritmo di un più moderno e discotecaro “tunz tunz” e nessuno pare essersi preoccupato di chiedere, di capire perché la farsa simbolo del Carnevale ebolitano non avesse luogo, come da programma. Nessuno, eccetto i tanti che, invece, in piazza erano andati per vivere la tradizione e che, loro malgrado, sono rimasti a bocca asciutta. Poco male per i componenti del gruppo Don Annibale che hanno, comunque, recitato e suonato in piazza Anna Branca, nel cuore del rione Paterno, davanti ad un piccolo quanto emozionati pubblico di irriducibili appassionati.
Sembra uno scherzo e forse lo è. Meglio credere che lo sia. Del resto, come dicevano i latini? “Semel in anno licet insanire”. E, se a Carnevale ogni scherzo vale, allora vale anche questo e anche questo si può, si deve perdonare.
Ciò che, però, non si può perdonare, perche ferisce , è la mancanza di considerazione e di rispetto per un’icona di quel patrimonio immateriale di cui, ad ogni buon conto, ci si riempie la bocca nelle cosiddette “vetrine” allestite per la tanto decantata valorizzazione del territorio. Un’ icona che è resistita al tempo, agli avvenimenti storici, agli avvicendamenti politici, che si è trasformata pur restando intatta. Che vive ancora e resiste grazie solo e soltanto alla passione, alla forza e all’impegno di chi ha creduto e continua a credere nel valore imprescindibile dell’identità, della tradizione, dell’appartenenza.
E allora se è uno scherzo, chi ne è l’artefice ricordi che lo scherzo è bello, quando dura poco. Che per rimediare non è mai troppo tardi. E che sabato prossimo ci sarà un nuovo appuntamento dedicato al Carnevale ebolitano e potrebbe essere l’occasione giusta per recuperare la “scherzosa” mancanza e per dare alla farsa e alla tradizione che essa rappresenta lo spazio che merita.
Caro Don Annibale, torna! Sta piazza aspetta a ‘tte!