Vi siete mai chiesti quando si è verificata la prima pioggia sul Pianeta Terra?
Secondo lo studio di un gruppo dell’università americana dell’Oregon guidato dal geologo statunitense Ilya Bindeman, pubblicato sulla rivista Nature, la pioggia più antica è caduta sulla Terra 2,4 miliardi di anni fa. Insomma, nulla di straordinario: un fenomeno che non dovrebbe né stupirci né sorprenderci. E invece, inspiegabilmente, siamo lì a consultare il meteo e il colore delle allerte della protezione civile, quasi quotidianamente. Scrutiamo il cielo e ne abbiamo paura.
I sindaci delle nostre città, davanti ad un bollettino poco propizio, si mettono a consultare i Numi e attendono che qualcuno dia loro la risposta su cosa sia meglio fare. Gli studenti pregano. Mentre fingono di studiare con il libro davanti, continuano a messaggiarsi. Discutono sulle probabilità. Sull’interrogazione che salta. Su quanto sia figo un intero week end in pantofole, sotto coperta davanti ad una serie di Netflix. Chiamano l’amica dell’amico del figlio del consigliere; la cognata del cugino dell’assessore; i più fortunati, scrivono direttamente al sindaco.
«Sindaco, metti l’ordinanza?»
«Stiamo valutando» -, risponde il sindaco diplomatico che veramente non sa che pesci prendere, prima che le strade della sua città si trasformino in torrenti.
Quello che è accaduto nel cilento, le scene viste ad Agropoli nella giornata di ieri devono farci riflettere, senza il peso del giudizio. Sarebbe potuto capitare ovunque. Centinaia le richieste di soccorso. Strade allagate. Dove la scuola era rimasta aperta per le lezioni, centinaia di studenti sono rimasti bloccati. Ad Eboli, con scuole chiuse, per fortuna, non è venuto giù il cielo. Solo per fortuna. Per questa volta.
Le ordinanze che dispongono la chiusura delle scuole sanciscono la netta sconfitta della politica, nazionale e locale. Chiuderle è un palliativo amaro, non certo una soluzione. Eppure necessario.
E’ arrivato il momento che si attuino serie politiche ambientali: vietare il disboscamento; limitare l’avanzata del cemento; finanziare opere di ammodernamento delle condotte idriche nazionali; pulire i tombini, banalmente. Ammodernare l’edilizia scolastica per rendere efficienti le strutture da un punto di vista energetico; migliorare il trasporto pubblico per favorire l’arrivo e il deflusso dei discenti.
Le ordinanze di chiusura delle scuole non sono nell’elenco delle cose da fare sotto la voce “Prevenzione”. Si trovano sotto la voce “Precauzione”. Eppure, la chiusura delle scuole è proprio l’unica strada possibile e necessaria per tutelare studenti e cittadini dal fallimento della politica. Ad oggi.