“Migrazioni e modelli di accoglienza – dal campo profughi di Bidibidi in Uganda al Villaggio Globale di Riace” è il tema dell’incontro che si terrà a Eboli giovedì 21 settembre, ore 17.30, presso la chiesa di Santa Maria del Carmine in San Francesco, organizzato dalle associazioni l’Altritalia, Libera, presidio Aniello Giordano di Eboli, Laici Saveriani, l’organizzazione giovanile XD390 e la Parrocchia ospitante.
Ospite della serata padre Alex Zanotelli, comboniano missionario in Africa per oltre vent’anni. L’evento è un invito a riflettere e ad approfondire i temi legati alle grandi migrazioni che, tutt’ora in atto, interesseranno l’intero globo anche negli anni a venire.
«Le situazioni di povertà, specialmente nel continente africano e in Asia, si diffondono sempre di più a causa di guerre e condizioni climatiche estreme, che producono il fenomeno degli sfollati interni all’Africa verso i paesi limitrofi a quello di partenza e i pericolosi viaggi della disperazione verso l’Europa con migliaia di morti all’anno – spiega Adriano Naimoli, membro dell’Altritalia -. Che sta succedendo in Africa? Davvero mezza Africa vorrebbe venire in Europa? È normale o no cercare una vita migliore altrove, se la tua terra non offre a te e ai tuoi figli la possibilità di una vita dignitosa? Chi ha interessi in Africa? Chi sfrutta le ricchezze di quei Paesi? Chi vende le armi usate nei conflitti interminabili che insanguinano il continente africano? Quest’anno da gennaio ad agosto sono stati accolti in Italia circa 134.000 profughi; in Europa ne sono stati accolti circa 2.600.000; in Africa ci sono oltre 32 milioni di sfollati a causa di guerre e siccità.
In alcune regioni della Somalia non piove da 4 anni. In Kenya, a Nairobi, ci sono baraccopoli che ospitano dalle 180.000 alle 300.000 persone: sono città nella città. Ci sono guerre che durano da 10 anni e bande armate che si contendono territori ricchi di minerali preziosi (come il coltan, estratto dai bambini congolesi ed utilizzato nei nostri cellulari). Che fare? Sappiamo come vengono spesi i nostri soldi per l’Africa? E quelli per l’accoglienza di chi riesce ad arrivare vivo sulle nostre coste? È possibile accogliere in maniera più umana chi fugge da guerre e povertà?».
Il modello di accoglienza diffusa di Riace funziona e può essere utilizzato come esempio per la costruzione di una nuova stagione per l’umanità. «L’accoglienza deve essere improntata al rispetto della dignità umana e al diritto all’integrazione. Noi attribuiamo grande valore simbolico all’esperienza del Villaggio Globale di Riace che, sperimentando l’accoglienza diffusa, ha lasciato che fossero i richiedenti asilo a scegliere di inserirsi nel contesto di un piccolo comune dell’interno del Sud Italia (che rischiava lo spopolamento) e di costruire liberamente il proprio nuovo progetto di vita. Altri comuni d’Italia hanno praticato altre forme d’integrazione diffuse accolte favorevolmente dai loro residenti- afferma Adriano Naimoli -. Le politiche governative invece, hanno sempre inteso affrontare l’accoglienza gestendo le persone come se fossero numeri e come se stessero sempre affrontando situazioni emergenziali che, in realtà, non lo sono più da anni».
Nell’ambito del medesimo tema si inserisce anche l’incontro che si terrà il 22 settembre, alle ore 17,30 presso la Basilica di San Pietro alli Marmi. Il giornalista ebolitano Alessandro De Pascale presenterà l’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo, uno strumento per informarsi e comprendere chi sta combattendo i più sanguinosi conflitti del nostro tempo.
Non solo Ucraina, il cui conflitto ha la propria scheda nell’Atlante fin dal 2014. In questo vero e proprio Atlante, che viene aggiornato annualmente, ci sono (purtroppo) tutte le guerre spesso dimenticate.
«Due importanti appuntamenti che consentiranno ai cittadini di porre domande agli autorevoli relatori. Invitiamo, dunque, a partecipare numerosi per confrontarci su questi temi e, se possibile, cominciare a tracciare il solco di possibili soluzioni nella direzione giusta, quella della dignità umana che va difesa sempre, ad ogni costo» – conclude Adriano Naimoli.