Nella città “innamorata” di Cariello, gli spettava un’impresa omerica: sostituire l’ex sindaco, cancellare rimpianti, cambiare modus operandi. In 14 mesi non c’è traccia delle svolte promesse. Nell’ultimo consiglio comunale, Conte è rimasto con pochi alleati. A votare i debiti fatti dagli altri sindaci. Fuori il carisma, fuori i fatti concreti. Sono i propositi per il 2023. Gli stessi del 2022. Sicurezza a picco, Azienda speciale congelata, guerra intestina di poltrone e richiesta di rimpasto. La maggioranza è già ai ferri corti. Conte ha resuscitato il Pd locale, rianimando l’opposizione in coma. L’ospedale sembra spacciato, Terna e Alta velocità diventeranno i padroni della città. Colpa di De Luca, è l’abili ricorrente. Ma un gesto barricadero, mai. Anche per fare scena. Per far sentire gli ebolitani meno soli, da quando è “scomparso” Cariello.
Il tetto del Palasele “bucato”, i biglietti gratis ai politici e i costi degli impianti sportivi scaricati sugli ebolitani c’erano già prima di lui. La svolta rispetto al passato, era dietro l’angolo. E lì è rimasta. Copernico mancato. Ha altri 4 anni per far cambiare idea agli ebolitani, anche se i dissidenti guidati da Sgritta gli stanno già col fiato sul collo, pronti a sfilargli la poltrona da vicesindaco, ipotizzando addirittura di darla al “vecchio” Mauro Vastola. Come il sindaco, anche lui vive di buoni propositi. Che somigliano tanto allo scudetto assegnato nel mese di agosto, quando non si gioca e si sogna con il calcio mercato.
Aveva un obiettivo, l’Azienda Speciale. Lo ha raggiunto a novembre, lo ha visto svanire a dicembre, per la fame di poltrone dei suoi alleati. Sei candidati per un incarico, non c’è manuale Cencelli che tenga. La stabilizzazione delle assistenti sociali, perculata da tre sindaci, potrebbe realizzarla Curcio. Sempre che la maggioranza lo lasci lavorare senza le bandierine di Pilo e Fede. Il lavoro sporco lo ha fatto, prima che i consiglieri comunali rovesciassero il tavolo, candidando amici, cugini e avvocati alla carica di presidente dell’Azienda. La formazione politica e la vita di partito hanno fatto la differenza. La frittata è di chi non ha deciso. Hasta la victoria siempre.
Un artigiano ucciso e un barista accoltellato, non sono certo colpa sua. Fatti di cronaca, fatti di sangue, si ripetono da anni. I manganelli universitari di Piantedosi non gli appartengono. Ma gli ebolitani pragmatici chiedono almeno una pattuglia di forze dell’ordine tra viale Amendola e piazza della Repubblica, al posto di quella “isolata“ nella rotatoria della polizia stradale. La speranza è di fermare i bulli nelle piazze e l’idiota che corre in moto tutte le sere, inverno incluso. Riavviare le telecamere serve a poco, se il centro è abbandonato all’anarchia dei dementi. I marciapiedi occupati dai tavolini dei bar e la musica a decibel da cavernicoli sono due sfide tutte da giocare. Senza paura. Memento audere semper.
Si alza prima dell’alba, per combattere i cafoni che non fanno la differenziata. Fiancheggia gli operatori ecologici, perlustrando le micro discariche sul territorio. Impegno e passione, non le mancano. Spesso diventano imbarazzanti, rispetto al verboso fumo prodotto da alcuni colleghi di maggioranza. Dopo la gaffe post elettorale, con il ringraziamento a Toti e al centrodestra, non ha più sbagliato una mossa. Ci hanno pensato i consiglieri comunali a scatenare un circo ridicolo, sostenendo la Lega di Salvini alle elezioni del 25 settembre. Non s’ispira a Rosa Luxemburg, le basta il piglio meloniano per svettare nella squadra di governo.
Con Enzo Consalvo doveva essere l’anima politica di Mario Conte. Attesa delusa. Nella conferenza stampa di settembre mette troppa carne a cuocere. Area Pezzullo, svincolo autostradale, ingresso della città: non è partito nessuno dei tre grandi cantieri. I fallimenti di Rosania, Melchionda e Cariello gli avrebbero dovuto suggerire un po’ di prudenza. In compenso partirà l’investimento di Terna a San Nicola Varco (Conte era contro) mentre l’Alta Velocità sventrerà diversi quartieri a ridosso della linea ferrata. Promette di riqualificare il rione Paterno, di riavviare opere pubbliche dell’era Melchionda. Un libro dei sogni, secondo l’opposizione. L’accordo su piazza Regione Campania è fin troppo accomodante per la ditta che doveva completare i lavori. Lo dicono i tecnici comunali, lui sicuramente smentirà. Le sfide messe sul tavolo, sul tavolo sono rimaste. Mancano quattro anni, in giunta ha il posto assicurato. La speranza “san tommasiana” degli ebolitani è di toccare con mano, nel 2023, quel che è rimasto evanescente nell’anno appena concluso.
Le due donne più giovani dell’esecutivo hanno svolto il loro ruolo senza infamia e senza lode. Colpa delle deleghe ricevute, di incarichi da seconda fascia. Masiello “soffre” l’esperienza di Curcio alle politiche sociali. I due assessorati si somigliano troppo, e così l’esperienza di Curcio diventa la carta vincente a ruba mazzetto. La delega a Palma è più un attestato di stima che un incarico vero. Per la serie, vediamo come vai, poi se esce altro sarà tuo. La colpa non è né di Alessia, né di Damiana. Ma dei politici “maschi” che hanno formato la squadra di governo. La fiducia a posteriori somiglia un po’ alla donna che cammina col viso coperto dal velo, due passi dietro al marito. Roba da politica qatariota. E da quote rosa mal sopportate in giunta. Il riscatto non spetta a loro ma parte dal timoniere diffidente e timoroso che le coordina.