Vi siete svegliati da poche ore dopo i bagordi della notte di Natale? La vostra casa, le tende della cucina, i cappotti nel soggiorno, i capelli, i vestiti sono impregnati di frittura? Bene, siete persone felici. Sotto l’albero avete trovato una friggitrice ad aria? Mettetela da parte, vi servirà per la Quaresima. Natale e Capodanno sono un’altra cosa.
Ode alla puzza di fritto di Carmen Autuori
Qualche giorno fa per puro caso mi sono imbattuta in un gruppo Facebook dal nome assai curioso ‘Amanti della friggitrice ad aria’. A dire il vero mi mancava il passaggio dell’olio che diventa aria, ma vabbè.
Ne avevo sentito parlare di questo strumento diventato l’oggetto dei desideri di salutisti dell’ultima ora. Ma la notizia che mi ha sconvolto è che si sosteneva la bontà degli struffoli fritti…ad aria. Sì, proprio gli struffoli, il dolce natalizio per eccellenza della nostra tradizione gastronomica nato come dolce povero (farina, zucchero, un po’di burro, uova e qualche odore) che, sommerso dal miele e decorato con i canditi e gli immancabili diavolilli colorati, assume le sembianze di un dolce magnificamente barocco. Ora immaginatelo, dopo il passaggio in friggitrice ad aria, bianco e molliccio apparire sulle vostre tavole natalizie. Eppure c’è chi sostiene che sono uguali a quelli fritti alla maniera canonica.
Il vero problema non sono gli struffoli ma la psicosi della puzza di fritto. In un’epoca in cui il natale inizia ad ottobre con gli addobbi pacchiani dei centri commerciali che odorano di plastica oppure con ‘poveri’ Babbo Natale arrampicati sui balconi al freddo e al gelo per circa tre mesi (altro che Bambino Gesù), quello che spaventa è il fritto. Eppure ci si riempie la bocca di recupero delle tradizioni, soprattutto a tavola. Il fatto è che viviamo in una contraddizione profonda.
Il senso del Natale sono anche gli odori, quello del mandarino, della cannella, del baccalà e pure della frittura che in questi giorni deve impregnare persone e cose, comprese le tende (tanto poi si lavano), altrimenti rischiamo, come sostiene il maestro Roberto De Simone, tra qualche anno, di adorare invece che il Bambinello un panettone di alta pasticceria adagiato nella mangiatoia.
Concludo augurandovi prima buona frittura e poi Buon Natale!
Frittura e baccalà legami d’amore di Yuri Buono
Ma perché fa così paura la puzza di fritto? Io sono sicuro che come tutte le cose, molto dipenda dall’emulazione. Un tempo ci si scambiava ricette, si cercava di “superare” le amiche nella preparazione di un dolce tipico e si generava una sorta di gara culinaria. Oggi l’emulazione porta a tutt’altra parte. Di domenica sono ben visibili le file all’esterno delle friggitorie che assicurano un pasto veloce e senza impegno, perché il ragù “fa male”, invece il resto no. E, invece, il resto non solo “fa peggio” in termini nutrizionali, ma anche, e soprattutto, in termini di calore familiare. Come si fa a non cogliere la bellezza che il preparare una pasta fatta in casa può assicurare? I riti, i racconti, le mani sporche di farina farebbero la gioia di tanti bambini che aspettano solo un diversivo per allontanarsi da uno smartphone. O, almeno, bisogna provarci.
A Natale, purtroppo, l’emulazione non c’è più per il fare, ma per il non fare. Non friggere è diventata la parola d’ordine e con essa il terrore della puzza si fa strada ovunque, al punto da inibire se qualcuno volesse provarci a puzzare un po’ di bontà e di famiglia. Ebbene sì, perché il baccalà fritto, al momento, e non preparato ore prima, trasmette puzza e calore allo stesso tempo. Ingrassa corpo e anima, Riempie stomaco e cuore. Lega trigliceridi e amore!