Hospice Giardino dei girasoli: i miracoli succedono

Di Laura Naimoli

Ha fatto capolino dalla porticina che affaccia sul cortile, probabilmente incuriosito dal rumore del camion elevatore a cui era attaccato il cestello per consentire i lavori di riqualificazione, sulla facciata della piccola cappella all’interno “Hospice Giardino dei girasoli” della Asl Salerno. Gli occhi d’ebano come il colore della sua pelle e un sorriso largo e accogliente, come una finestra spalancata che s’affaccia sulla spuma del mare, bianca come i suoi denti. Sapevo chi fosse ancora prima d’essermi presentata. Conoscevo il suo nome e anche perché si trovava lì, nell’hospice.

Si ammalano di tumore anche gli stranieri. Spesso sono soli. Solo gli angeli in terra se ne prendono cura.

Avevo sentito parlare di lui molte volte dai meravigliosi ragazzi del servizio civile universale dell’associazione “Noi amici dell’Hospice e dell’ospedale di Eboli”. Cercano di andare a trovarlo più volte possibile e quando non ci riescono chiamano e si informano sulle sue condizioni di salute. Inutile girarci intorno. La sua situazione è grave e, purtroppo, irreversibile. Si fa fatica a crederlo. Era in piedi e sorrideva. Quando gli ho urlato che eravamo lì per togliere la ruggine dalla facciata della cappella, ha sorriso ancora di più e, accortosi che ci serviva un secchio d’acqua, mi ha subito detto: «No, non ti preoccupare. Te lo riempio io».

Avevo il timore che si affaticasse, che inciampasse nei tanti tubicini che gli uscivano da ogni dove. Nulla da fare. prima ancora che finissi di pensare, mi aveva già tolto il secchio dalle mani per sgattaiolare nel corridoio della struttura in cerca dell’acqua. «Non prendere freddo e non stancarti». La voce di un angelo lo ha seguito nel corridoio mentre era tutto intento nel suo fare.

E’ tornato. Soddisfatto per essere riuscito a portare a termine quello che per lui sembrava essere il compito principale di una vita: aiutare. Con una mano teneva il secchio ricolmo d’acqua. Nell’altra, teneva forte i tubicini trasparenti. «Grazie» – gli ho detto. «Non prendere freddo, torna dentro» – gli ha detto in tono deciso l’angelo nel corridoio. Mi ha salutata, ma prima di scomparire nel corridoio, ha alzato su la testa. Ha guardato la croce e poi Diana e Daniel che, a suon di pennelli, vincevano la loro battaglia contro la ruggine.

Finalmente sono stati ultimati i lavori di restyling della cappella del “Gesù Risorto”. Lo scorso febbraio l’Associazione “Noi amici dell’hospice e dell’ospedale di Eboli” lanciò una campagna di crowdfunding con la quale chiesero una mano per ridare dignità alla piccola chiesetta, luogo di preghiera e di conforto per malati e i loro familiari.

L’idea è nata dalla promessa che Diana Naponiello, anima bella della nostra città, fece alla sua mamma, ricoverata per qualche tempo all’hospice. Con amore, passione e dedizione, Diana ha mantenuto la promessa, ma soprattutto ha ridato dignità ad un luogo in cui gli angeli camminano, parlano e si prendono cura anche di chi non ha nessun altro che possa farlo.

«Per queste ragioni – scrive il presidente dell’associazione Armando De Martino -, ringraziamo la direttrice del distretto sanitario di Eboli Asl Salerno, Marilena Montefusco e i tecnici dell’ufficio manutenzione della asl; Damiano Cardiello e Daniel Borrelli, titolare della ditta Colin Srl per essersi messo a disposizione del progetto con professionalità e grande generosità: senza di lui non saremmo stati all’altezza! Grazie a ciascuno di voi che ci seguite e ci sostenete. Un grazie, quello più grande, non ce ne vogliate, va a Diana… senza di lei, senza il suo amore, senza la sua professionalità oggi sarebbe stato un giorno uguale agli altri».

Tra i miracoli di cui v’è prova, accaduti in questi mesi, c’è anche Daniel che l’associazione ha conosciuto grazie a Damiano Cardiello. Daniel con il suo camion elevatore è partito da Agropoli di sabato mattina per arrivare ad Eboli. Senza di lui, sarebbe stato impossibile arrivare sulla croce, posta a venti metri d’altezza. «Quanto ti dobbiamo?». «Mi dovete volere bene» – ci ha risposto.

«La ruggine è stata dissipata. Anche con le nuvole e il cielo pronto a fa tempesta, splende il sole nel cuore di tutti noi» – ha concluso il presidente.

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