San Vito: Don Enzo Caponigro grida «Vergogna»

“Se l’arte è morta, non riesco a pensare lo stesso delle feste di paese”, così scrisse Friederich Hegel, il filosofo tedesco, in una sua opera. Con questa citazione letteraria il rettore del Santuario di Sant’Antonio apre la sua lettera aperta, rivolta ai fedeli, alle comunità parrocchiali e all’amministrazione.

Il curato, dopo due anni di covid si aspettava un San Vito diverso o meglio, un ritorno alla tradizione e all’aggregazione. Da ciò che è avvenuto quest’anno è rimasto assai deluso e lo ha detto, a chiare lettere.

Don Enzo Caponigro

Le parole di Don Enzo Caponigro

«Purtroppo, negli ultimi due anni di pandemia, ogni festa cittadina, religiosa e non, è stata quasi dimenticata. Per chi non vive la vita del paese, le feste sul territorio potrebbero sembrare tutte uguali. Non è così. L’unicità di ciascuna festa risiede nella tradizione che si rinnova e diventa futuro, che si esprime nell’autentico spirito di una comunità cristiana e cittadina.

Papa Francesco, poi, riprendendo questi concetti, ha sottolineato: “La missione cristiana è obbedire  all’amore di Dio e dare gioia alla gente.” A Eboli, però, tutto questo è stato trascurato e disatteso. Qualcuno dice: Così non va! È tutta colpa di quei preti “privi di pastoralità” e anche di una inerte, quasi invertebrata, classe politica.

Costoro, effettivamente, sembrano non avere la capacità di capire che la festa patronale di ogni paese o di ogni rione, costituisce il fondamentale momento di religiosità e di consolidamento dei valori di un popolo come annunciato da Cristo.

Nei momenti più bui della storia, le comunità religiose e laiche hanno trovato forza proprio nelle feste religiose e in particolare in quelle patronali.

Per quanto riguarda la nostra città, la festa di San Vito è stata sempre profondamente sentita da un punto di vista spirituale. Ha rappresentato un momento di condivisione comunitaria. E’ stata tradizionalmente occasione di unità tra tutte la comunità parrocchiali.

Inoltre, la festa di San Vito, ha sempre avuto un forte valore identitario per tutti gli ebolitani, sia per quelli che vivono in città sia per quelli che vivono in tutte le parti del mondo dove sono emigrati.

Oggigiorno, purtroppo, registriamo che nella nostra città si è quasi cancellata la festa di San Vito.

Che delusione!

Quanta nostalgia per il passato!

Quello a cui assistiamo oggi è che alla tiepida e frammentaria partecipazione del clero cittadino si è formalmente e goliardicamente avvicinata la nostra Amministrazione Comunale.

È una vergogna!

Sì, per me che vivo ad Eboli da sempre e in cui sono parroco da più di sessanta (60) anni, questa situazione è una vergogna.

Faccio fatica ad accettare questa realtà. Sì, è proprio vero che il tempo passa e tutto cambia.

Nello spirito della collaborazione fraterna, voglio dire che la festa di quest’anno, mi sembra che lasci gravi ferite spirituali nella pietà popolare tramandata dai nostri avi.

Gesù ci invita a compiere una vera conversione e ci chiede, anche, di passare dalla logica del “ciascuno per sé” a quella della “condivisione” a partire da quel “poco” che la Provvidenza ci mette a disposizione.

Valori chiave come:

Unità, Condivisione, Umiltà, Scelte Comuni, Aiuto Reciproco e Preghiera Comunitaria, di certo rappresentano una strada sicura per rigenerare l’amore di Dio e per dare “gioia alla gente”, come sostiene Papa Francesco.

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